La forme fermèe
Progetto artistico a due voci |Alessandra Spigai e Clara Daniele | in collaborazione con l'Associazione ArTS - comparison of contemporary arts - Trieste
Mostra a Trieste, sala Veruda, 18 marzo - 6 apile 2021 (annullata causa covid)
La mostra è la conclusione di un'indagine congiunta e un progetto durato quasi due anni sulla condizione dell'artista donna in relazione con il disagio mentale, centrata sul personaggio di Camille Claudel (Fère-en-Tardenois, 1864 - Montfavet, 1943).
La mostra è la conclusione naturale del periodo e della residenza artistica in-ex-clusiva organizzata da ArTS per Clara Daniele e Alessandra Spigai, avvenuta a settembre 2019 a Trieste, in cui contemplazione, ricerca creativa, confronto, processo, scrittura sono stati gli strumenti usati sul tema.
La mostra LA FORME FERMÈE, si colloca in modo centrale rispetto alla manifestazione artistica /scienti?ca "Tu Sei Pazza", che si propone di discutere, evidenziare e comprendere il tema della donna artista / folle, presunta e reale.
Chiamati all'appello il tema del giudizio sociale, della emarginazione, della condizione femminile, del concetto di follia attraverso la storia, del suo sfruttamento come motivo di arginamento e contenimento.
L'esposizione delle due artiste è un dialogo sul cardine centrale della ?gura di Camille Claudel, nell'ottica di Camille artista bloccata/"fermata" nella sua espressione e produzione attraverso l'internamento coatto in manicomio, su richiesta della madre e del fratello, in seguito alla diagnosi di paranoia ossessiva.
L'indagine artistica di Daniele e Spigai vuole stimolare un pensiero e il porsi domande che spaziano dalla responsabilità della società sulla produzione artistica femminile nella storia, al ricorso al disagio mentale ( quando non alla forzata vocazione spirituale, che portava al convento) per "arginare" la donna artista il cui comportamento e visione della vita risiede al di fuori degli schemi culturali dell'epoca.
La mostra risulta un percorso doppio che si intreccia tra quesiti sociali, risultati artistici e richiami al femminino quale forza artistica ed elemento disturbante.
Camille Claudel (Fère-en-Tardenois, 1864 -Montfavet, 1943) madre delle scultrici, vive durante la Belle Époque francese dove la realizzazione dell'identità femminile e quanto più da artista, era molto dif?cile. Nonostante questo riuscì ad affermarsi ritagliandosi uno spazio di rilievo nell'arte attraverso una copiosa e acclamata produzione, e anche nonostante gli snodi esistenziali che in?uenzarono la sua vita e la suo percorso artistico: il problematico e quasi inesistente rapporto con la madre, il forte legame con il fratello Paul, diventato esponente del cattolicesimo intransigente della società francese dei tempi, e la famosa storia d'amore (e di odio) con il grande scultore Rodin. In?ne la diagnosticata malattia mentale e l'internamento in manicomio, sembra su richiesta della madre e del fratello, per
trent'anni, ?no alla sua morte.
Camille, secondo un giornalista dell'epoca, Paul Théodore Vibert, era stata internata in modo arbitrario per psicosi da persecuzione solo perché la sua famiglia si vergognava di lei e dei suoi comportamenti anticonvenzionali.
Le opere della mostra sono: scultura, video, fotogra?a, pittura, installazione.
Lo spazio alle opere in mostra viene dedicato interamente al tema per trattarne tutte le possibili frastagliature e declinazioni, una sorta di capsula spazio temporale artistica, che permetta di esplorare il discutibile con?ne tra normalità, follia, tra gesto artistico e vita sociale, tra condizione della donna controllata e libera.
La follia o cosidetta tale, diventa un cavallo di Troia, che porta nelle nostre vite, domande e suggestioni, analisi e approfondimenti sull'arte, sull'omologazione, sul sistema sociale attraverso la storia.
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1. Down on my knees
30 stampe fine art b/n dimensioni 21x15 cm
30 autoscatti + 1 di me stessa in ginocchio per andare a sondare l'umiliazione e la caduta partendo dalla scultura di Camille Claudel conosciuta con diversi titoli quali "L'abbandono", "Il cammino della vita", "La fatalità", " Il destino", ma soprattutto con il titolo di "L'âge mûr" - L'età matura (1895).
Camille (ma è il desiderio di ogni persona e ancora di più di ogni artista) si raffigura in ginocchio nell'atto di implorare di essere vista, non abbandonata, finalmente riconosciuta e considerata nella sua integrità di donna e di artista.
Quando e come inizia il momento in cui un essere umano cade in ginocchio e implora qualcosa o qualcuno?
In questa scultura molti intravedono già il momento ineluttabile in cui inizierà la sua discesa agli inferi dalla quale non farà più ritorno.
Ho provato a scendere in ginocchio io stessa realizzando questi autoscatti, provando la vertigine del cadere, facendomi male, non sapendo bene dove e come sarei atterrata.
L'intento è quello di rimandare all'intensità dell'istante: si sa che si sta cadendo, non si sa ancora dove e come si atterrerà e soprattutto se si avranno le forze necessarie per risalire.
Nella scultura di Camille c'è una giovane che implora uno sguardo da due figure mature che se ne vanno senza guardarla.
Attraverso questa scultura, ho anche intravisto la giovinezza di ognuno che implora la propria "Età matura" di essere guardata, dunque la richiesta di mantenere lo sguardo alla scintilla vitale che si genera spontaneamente all'inizio della vita e che poi si perde.
Down on my knees vuole anche essere uno studio sulla fragilità umana, sull'umiliazione di abbandonare e di essere abbandonati, lasciati soli e nudi davanti a tutti con le proprie debolezze esposte.
La nudità di un fallimento.
La nudità del fallimento.
2. "Tua sorella in esilio" o 11173 giorni
11173 foglietti (7x9 cm)di carta spolvero, carta velina, carta lucido cuciti insieme su un telo (dimensioni da valutare in corso d'opera)
In quest'opera, realizzata da 11173 fogli bianchi cerco di rendere tangibile e in qualche modo visibile il lento passaggio di 11173 giorni in internamento, i 30 anni e 8 mesi di Camille Claudel dapprima rinchiusa nel manicomio di Montfavet e poi in quello di Montdevergues.
Ogni foglietto rappresenta un giorno che passa, un giorno non scritto, un giorno buttato via nell'inutile speranza di ritornare alla vita al di fuori della spaventosa realtà manicomiale dalla quale si libererà solo con la morte nel 1943.
La rappresentazione di una lunghissima serie di giorni stanchi, bianchi, vuoti, dolorosi e inutili.
Un diario vuoto, non scritto, di 11173 giorni di abbandono.
3.Mirror Less
Installazione a terra di specchi sovrapposti su cui i visitatori della mostra saranno invitati a camminare.
3 mt x 2 mt circa
(verranno fornite calzature adatte per effettuare il passaggio in sicurezza)
L'opera interattiva si pone l'obiettivo di rompere gli specchi, calpestandoli, distruggendo figurativamente e metaforicamente lo specchio interiore di una artista al punto di annientare la sua visione, la sua capacità di vedersi, di riconoscersi, di proseguire la sua ricerca.
Con quest'opera, si vuole mettere in luce lo sbriciolarsi dell'identità dell'artista, di Camille stessa, ad opera dell'internamento forzato, dell'esclusione sociale, del giudizio castrante da parte di uno sguardo esterno che non la voleva più padrona delle sue idee, del suo linguaggio, della sua ricerca artistica, della sua vita.