INTIMA MATERIA
Clara Daniele | Michele Bruna
grandArte HELP humanity.ecology.liberty.politics
5/27 novembre 2022 | Cuneo, Palazzo Samone
18 settembre/2 ottobre 2023 | Parigi, 59 Rivoli
Nella sua ‘Breve storia del sangue’, Rose George scrive che "il ferro contenuto nel nostro sangue viene dalla
morte delle supernove, come tutto il ferro del nostro pianeta" L’elemento ferroso, dunque, come un legame tra
l’immensamente grande e l' infinitamente piccolo, come un unico filo conduttore tra l’intimità insondabile
dell’artista e la dimensione materica della sua azione.
Clara Daniele e Michele Bruna, in questo loro poderoso incontro, esplorano con insolita forza il pulviscolo
cosmico che aleggia intorno a noi. Il metallo e la fibra, il tessuto e la carta, l’acqua che tutto lega e tutto
trasforma. Anche la polvere di stelle, raccolta dal pavimento come residuo del processo artistico dell’uno,
diviene pigmento e colore per la creazione dell’altra. Come nella migliore tradizione artistica, entrambi
rimuovono strati. Lui di materiale ferroso e cartaceo, velocizzando un ossidazione che diventerà sede per
figure astratte e irripetibili, lei di pelle e ricordi, per lasciare intravedere l' interno di un corpo che è anche
dolore.
Il risultato è una materia intima che si porta addosso tutte le materie intime possibili: figure e sogni, memorie e
turbamenti, tradizioni e legami. L’immensamente grande e l' infinitamente piccolo racchiusi in un discorso
complementare e senza fine, libero di sperimentare nuove forme di associazione tra ferro e cuore, riscattando
l’elemento umano dalla materia fredda delle supernove.
Sandro Bozzolo
La ruggine | il ferro | il sangue
Il tessuto | il bianco | la memoria
Questi elementi si sono mischiati fino a legarsi indissolubilmente nei mesi di lavoro e scambio con Michele
Bruna negli spazi interni ed esterni condivisi.
Da subito la ricerca di Clara Daniele ha trasportato la materia esterna nell'intimità interna del corpo, nel senso
ampio del termine.
Il tessuto, strappato in lunghe bende e impastato di acqua e farina, è servito come materiale scultoreo per
creare casse toraciche cave, lasciando intravedere l' ossidazione interna generata dal trascorrere del tempo,
dal sangue ferroso e dalla vita.
Il lenzuolo integro, invece, è stato utilizzato come sindone laica per accogliere e trattenere i segni astratti che
la ruggine ha generato nei mesi di lavorazione al progetto, quasi come un operazione fotografica di
esposizione multipla.
I lavori precedenti dell' artista, quelli incentrati sulla sutura delle ferite, riaffiorano attraverso il nuovo tentativo di
salvare e ricucire la materia ferrosa ormai ossidata e impossibilitata a rimanere integra, generando un ulteriore
stratificazione di senso che si fa soglia per nuove possibilità espressive.