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Mnemosine |2016-2017|

|Studio per una cura|

Work in progress di un anno con interventi condivisi di cucito su teli appartenuti alle antenate della mia famiglia.

Performance finale realizzata per la Galleria Il Fondaco di Bra il 21 settembre 2017

 

Mnemòsine (in greco Μνημοσύνη, Mnemosùne) è, per la mitologia greca, la personificazione della Memoria. Figlia di Urano (il Cielo) e Gea (la Terra) è una delle titanidi ed è la madre delle Muse.

 

 

Se è vero che l'arte è una forma di cura, una possibilità per manifestare il proprio sé più autentico, allora Mnemosine ha voluto provare a segnare un sentiero su questo cammino, per scoprire, riconoscere e portare cura alle piccole o grandi ferite che ognuno di noi ha vissuto a livello personale, famigliare o parentale.

Un lavoro sulla propria Memoria e su quella collettiva.

Mnemosine nasce nell'ottobre 2016 da una ricerca personale sul tema delle radici famigliari, dei blocchi legati alla propria storia e della cura delle ferite.
 

Ho operato per mesi sui lenzuoli appartenuti alla mia famiglia, tramandati di generazione in generazione per linea matrilineare ed è stato naturale, quasi da subito, aprire questa esperienza anche all'esterno, a chi volesse mettersi in contatto con la propria storia e alle proprie ferite attraverso un'azione artistica.

Durante il 2017, inoltre, Mnemosine è diventato un progetto itinerante, fino a spostarsi nel nord Est e incontrare le artiste Nadia Enne Effe Frasson e Alessandra Spigai che hanno operato in due giornate distinte il loro contributo sui teli che hanno viaggiato con me in una valigia di cartone dei primi del Novecento.

 

Durante l'anno, venticinque donne (+ un uomo) hanno partecipato alla condivisione delle cuciture, rielaborando le proprie ferite assieme alle mie, fino ad arrivare alla due performance finali, la prima presso la Galleria Il Fondaco di Bra e la seconda presso Sant'Antonio di Boves (Cn).

La performance è stata realizzata su di me, immobile a terra sui teli già operati nei mesi precedenti, attraverso l'uso di garze, ago e filo, in uno stato di assoluto silenzio e in un contesto di massima cura e meditazione, nella consapevolezza che l'azione artistica che si stava svolgendo era in grado di agire su ognuno ad un livello sottile, invisibile, ma in maniera profonda e indelebile.

 

Considero l'ago, il filo e la garza gli strumenti per riparare il mondo, per ricucire insieme parti che altrimenti si perdono. 

Mnemosine è stata la ricerca del punto debole, quello più delicato ma anche quello che porta su di sé una storia, per renderlo capace di parola e di visione.

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